In alto nel buio by Sequoia Namagatsu

autore:Sequoia Namagatsu [Namagatsu, Sequoia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Beat

Musica per la tua fine

La maggior parte dei medici dei reparti malattie infettive lavora per mantenere i propri pazienti in vita, intatti. Il mio lavoro consiste invece nello studiare il modo in cui ci disgreghiamo. Opero in una fattoria dei corpi per l’antropologia forense, dove sto facendo ricerche sulla quantità di modi in cui la peste artica trasforma il corpo umano, impiantando tessuto epatico nel cervello o tessuto cardiaco nell’intestino. Confronto il ceppo siberiano della peste artica con quello dell’asilo d’infanzia e con le ultime mutazioni che hanno ridotto in coma chi ne è stato colpito, facendone brillare l’epidermide come se fosse rivestita di stelle. La maggior parte dei miei cadaveri arrivano qui senza nome, donati per la ricerca dalle loro famiglie che soggiornano negli hotel del commiato. Laird, però, è un caso speciale. Si è offerto lui come volontario ed è ancora vivo. Confronto il virus nelle sue cellule prima e dopo l’ultima sperimentazione farmacologica. La parte di me che ha passato ore ad ascoltare musica con lui fino a tarda notte vuole che i farmaci funzionino, ma il mio cuore di scienziata sa che studiare il contagio sia in vita sia durante la decomposizione ci aiuterà a capire meglio come agisce il virus nell’ecosistema del corpo (e come sia riuscito a sopravvivere in una grotta siberiana per migliaia di anni). Sotto il mio microscopio vedo bene che Laird sta perdendo la battaglia, cellula dopo cellula.

Il mio telefono vibra nel vassoio di metallo vicino a me, accanto alle numerose provette con campioni di pelle e capelli umani.

Pizza per cena, ti va? Un messaggio da mio marito.

Non abbiamo mangiato pizza l’altra sera? rispondo, dopo essermi tolta i guanti e aver disinfettato le mani.

Possiamo ordinare qualcos’altro.

Mi vedo Tatsu che cerca tra le varie opzioni di consegna a domicilio qualcosa che non sia cinese o pizza. Non ti preoccupare, gli scrivo. Farò tardi.

Non credo che la cosa lo sorprenda: questa settimana ho fatto tardi tutte le sere. Certo, c’è il mio carico di lavoro – la pressione dello Stato e delle autorità federali per trovare risposte, qualsiasi cosa che possa aiutare gli infetti –, ma ho anche ritrovato la mia vecchia me stessa, la punk rocker che pensava di poter salvare il mondo con la musica e un microscopio. Io e Tatsu siamo sposati da sette anni, di cui solo uno vissuto senza pandemia. Ricordo a malapena quei primi tempi, quando una volta comprò i biglietti per un festival punk, anche se lo sentivo ascoltare solo Mariah Carey mentre studiava per gli esami da paramedico. Tutti i miei amici pensavano che fosse un idiota totale. Era proprio ciò che mi piaceva di lui, avevo risposto. Non era come gli altri miei fidanzati, quegli stronzi in giacche di pelle e sogni da rockstar che ti mollavano da un giorno all’altro mentre cercavano la via dell’artista. Ma quando la peste colpí le coste americane nel 2031, qualcosa tra noi cambiò, lentamente, di pari passo con l’evolversi del virus: forse era la mancanza di spazio,

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